Alla “scoperta” del Malawi
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Alla “scoperta” del Malawi
Viaggiare per trascorrere un’esperienza di volontariato, è un pò come uscire da se stessi, dal proprio limitato punto di vista, per mettersi in cammino, o meglio in gioco, verso “l’ignoto”, gratuitamente senza troppi calcoli o sicurezze.
La molla che ti spinge a partire è l’esigenza quasi fisica e nel contempo simbolica: di “incontro” verso e con l‘altro.
Compiere un viaggio avventuroso alla “scoperta del Malawi” che nemmeno sapevo esistesse, diviene così un esodo spaziale e temporale,che all’improvviso mi proietta in piena savana accanto ad un falò e come d’incanto nel contempo mi fa sentire a casa mia
Scopro così che esiste un paese a sud dell’Africa che sta vivendo una tragedia quotidiana.
Scarse risorse, povertà, miseria, siccità, malnutrizione, malattie in particolare l’aids mietono inesorabilmente vittime tra i suoi13 milioni di abitanti, e fanno si che detenga il triste primato di avere oltre due milioni di orfani.
Eppure in questo “piccolo paese” subequatoriale batte il cuore caldo dell’Africa nera.
Quando tutto va per il meglio quando è festa grande si mangia polenta e fagioli. Questo è il loro cibo prediletto, ma sono felici e sereni ugualmente anche per il solo fatto di incontrarti e condividere insieme a loro quel poco e nel contempo tanto che hanno
Fanno di tutto per renderti partecipe della loro gioia e ti fanno sentire importante.
Confesso che più volte mi vergognavo consapevole del fatto di non meritarmi tanta gioiosa accoglienza, ma ancor più mi vergognavo pensando a tutto il benessere che abbiamo a nostra disposizione, senza per questo esserne minimamente grati
Tra una capanna e l’altra si notano terreni ben ordinati e coltivati a mais, cotone, tabacco, enormi però sono le fenditure della terra per la mancata pioggia. Per la siccità le stesse strade si fanno sempre più impraticabili e la polvere vermiglia ti riempie e t’avvolge in una sorta di misterioso alone . T’annebbia, oltre la visione dei sobri villaggi con i suoi maestosi ed arcani baobab, la tua capacità di comprensione e cognizione. Grattare via con un battito di palpebra la polvere e percepire così lo stupore della vita nel vedere una moltitudine di bimbi con le facce nere come la pece ed il sorriso perpetuo dai denti candidi che contrasta con il tutto
Solo in bicicletta ti puoi gustare appieno le bellezze naturali, saggiare i profumi o fare particolari incontri, animali compresi
Apparentemente solo, bello in piena savana gridare al vento un qualsiasi saluto e sentire subito dopo una voce che ti fa eco magari chiedendoti “SWEEETYEEEE” (caramelle) vederti sbucare da ogni brandello di selva, miriadi di bambini uno più bello dell’altro
Il Malawi, come la maggior parte dei paesi africani, possiede una ricca tradizione orale.
Alla sera nei villaggi, accanto all’onnipresente baobab, la gente si raduna in cerchio attorno al fuoco, mentre gli anziani raccontano storie antiche, le lingue di fuoco salgono dai falò e portano in cielo le faville: le Marawi, da qui il nome del Paese.
Mi ripenso bambino attorno al focolare osservare le mie Marawi (animelle dei morti) e mi sembra di essere a casa con i miei figli
Orgoglioso penso ad Evance il bimbo che ho adottato (adozione a distanza) il suo villaggio è talmente povero che nemmeno possiede una cisterna per raccogliere acqua.
Riapro gli occhi: bambini e donne intonano canti e accennano balli, ed io senza nemmeno sapere di danza, con le loro mani strette volteggio a pieno ritmo, mirando il cielo stellato che quasi lo tocco… e la stessa luna di Petosino?
Chissà che un domani, la stessa si possa specchiare in un nuovo pozzo…grazie a…
Qui la maggior parte delle tribù possiedono danze e melodie proprie, la musica e le danze tradizionali sono profondamente radicate nelle loro funzioni comunitarie, la stessa S. Messa può durare più ore senza per questo tediare.
Contagiosa è la loro armonia. Senza nessuna terapia preventiva non sono stato contagiato nemmeno dal Mal d’Africa?
Grazie a questa esperienza più che “la scoperta del Malawi” ho “scoperto me stesso, i miei limiti”
Ho scoperto come in qualsiasi parte del mondo si possa essere felici quando vi è la piena condivisione e il saper gustare di quello che abbiamo.Certo è umiliante che la lezione mi sia data proprio da persone che noi consideriamo erroneamente: bisognose di tutto.
Ma è proprio così credetemi, potessimo noi vivere con la loro gioia
E’ davvero difficile poter aiutare questa gente, soprattutto il valutare il modo migliore per poterlo fare. La loro vita continua così da tempi ancestrali, scandita dalla luce del sole, dalle stagioni e dalla terra su cui vivono E’ giusto aiutarli, ma guai a cambiare uno stile di vita millenario rischiando di dare loro nuovi bisogni che non potranno mai soddisfare. Certamente è una questione molto delicata da valutare con attenzione. Vi lascio con questa provocazione.
Concludendo non posso fare a meno di ricordare quando ogni mattina per vedere l’aurora ci mettevamo in riva al lago con una infinità di bimbi e invocavamo il “Zuaw” con le mani proteste pronunciando: auhm.. uhm… aum.
Immancabilmente spuntavano i primi riverberi del sole, foggiando ingannevoli “lingue di fuoco ” altre Marawi che come dicono qui, si levano ogni giorno anche nel nostro cuore
Sorgeva così lo stesso Zuaw di Sorisole che in chichewa significa anche speranza.
Il futuro dell’Africa sarà sempre più letteralmente Nero, ma ci sarà sempre lo stesso sole e la stessa luna Bianca che ci accomuna
Il tempo potrà sbiadire i neri volti i profumi e i suoni conosciuti in questo coinvolgente viaggio ma le emozioni condivise con questa incantevole gente resteranno perenni nel mio cuore, come perenne rimarrà il sorriso di Evance che mi dice con gli occhi lucidi: ….ZIGOMO